Filippo Golia

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Convinto che il suo destino fosse nella scrittura ha piantato grane fin dai sedici anni nella famiglia che lo voleva impegnato in qualche mestiere serio. Alla stessa età ha cominciato a mettere in fila, sulla lunga scrivania di cui disponeva, i volumi di una nascente biblioteca, che in poco tempo hanno sfrattato la televisione, messo in minoranza lo stereo e occupato ogni spazio libero nella sua vita, fino ad essere oggi un ingombrante e quasi insostenibile bagaglio per ogni trasloco.
Mentre cercava la formula di una prosa da cui sgorgasse un grande romanzo fluviale, mai nemmeno iniziato, si è imbattuto nell’eroico compromesso di molti che amano penna e tastiera. Ed è diventato giornalista.
L’ironia del caso ha voluto che finisse proprio dentro quella televisione sfrattata anni prima dalla sua stanza, inviato speciale, spesso in luoghi di guerra. Così, senza quasi rendersene conto, ha girato il mondo da Gibuti allo stretto della Malacca e dall’Afghanistan a Cuba, raccontando storie di pirati e capi di stato, elezioni e profughi, funerali oceanici e assedi disperati. Per questa attività ha anche vinto il Premio giornalistico nazionale Maria Grazia Cutuli.
Ma quasi di nascosto ha continuato a trafficare con le parole da apprendista stregone e ha pubblicato due strani libri legati al mondo della fiaba con l’editore Robin: C’era 49 volte un paese e Il campionato del mondo delle favole.
Sposato con Gabriella, è papà di Arturo e Stella,  che finalmente, dopo i quaranta anni, in lunghe sedute alla luce di un lumino accanto al letto, gli hanno insegnato cosa voglia dire davvero raccontare. Così, durante il periodo di isolamento seguito alla pandemia a inizio 2020, ha scritto il suo primo libro per bambini: Zelda Mezzacoda.
Spesso si rimette ancora a giocare con le provette della narrazione. Se un giorno riuscisse a innescare la scintilla dell’esplosione, lo saprebbero tutti: perché troverebbero nelle librerie il famoso romanzo fluviale o perché troverebbero lui, un po’ annerito e cacciato finalmente di casa, seduto al sole, lungo un fiume, con un libro in mano.
Infine, nient’altro che un lettore.